libri
Margherita Morgantin – Artemide’s/di Artemide + Lerosa Chronicles
Margherita Morgantin – Sotto la montagna Sopra la montagna
Margherita Morgantin / Michele Di Stefano
Agenti autonomi e sistemi multiagente (Quodlibet 2012)
Recensione di Lucia Amara su Alias/ Il manifesto nov 2012
Sovrapponi una coreografia silenziosa e invisibile a un esterno già composto. Assicura dei binocoli a un luogo. Fai un elenco di impressioni d’africa. Prova conoscere i misteri dei trattati segreti dietro la linea del cambiamento di data (International Date Line). Trova l’accesso e la dipartita da una situazione anatomica. Cerca la prensilità del corpo a partire dall’appoggio. Crea un ambiente domestico in cui la corporeità ignora le leggi ergonomiche. Inventa nuove traiettorie per l’incontro. Progetta un luogo abbandonato dall’evento sapendo che il lontano è vicino a qualcos’altro. Tendi a un rituale antieconomico, dal vuoto. Non generare senso, non lasciare mai eco. Realizza un galateo, una piccola danza dell’erranza. Costruisci una casa nella savana con soli materiali di risulta in massimo cinque dieci minuti. La vicinanza tra i corpi deve rimanere una costante, ma la qualità corporea da cercare è quella di un’incessante e ripetuta mobilità decisionale.
Queste sono solo alcune delle istruzioni estratte da Agenti autonomi e sistemi multiagente (Quodlibet 2012) un libro d’artista che nasce come ‘sussidiario’, nel senso antico del termine, un libro di testo consegnato ai partecipanti di Accademie Eventuali, un seminario aperto a giovani artisti selezionati da diverse Accademie di Belle Arti italiane. L’evento si è svolto in settembre, nel Museo della Storia di Bologna, prodotto da Fondazione Carisbo e Fondazione Furla in collaborazione con Xing e MAMbo. Gli autori sono Michele Di Stefano (coreografo) e Margherita Morgantin (artista visiva) entrambi profondi e sottili indagatori di spaesamenti logistici tra parole e corpi. Ma il quaderno dei due artisti si emancipa dall’evento a cui ha dato corpo perché l’istruzione è una forma dell’esercizio e genera una fitta trama di luoghi in cui addestrare, anche teoricamente, modi dello stare. Agenti autonomi e sistemi multiagente – oltre che inaugurare nuovi varchi alla scrittura sulla performatività sempre troppo piegata allo spettacolo – diviene così un inconsueto e misterioso trattatello di geopolitica, una guida, corredata da apparato iconografico, al condizionamento fisico. I riferimenti sono raffinati ed enigmatici come le vedute esotiche di Raymond Roussel, un autore che plana lieve nelle maglie del libretto. Si indaga il processo abitativo. La casa è il luogo più esposto alle intemperie, ma può ingaggiare una lotta al monsone. Ogni spostamento è uno sfiatamento di pressione. Così l’aggancio di fase non è solo un’istruzione per svolgere un esercizio di gruppo che produce performance, ma laboratorio possibile di una quasi utopica relazione di convivenza in cui la catena di azioni genera – per procedura interna ai corpi – un’unanimità o umanità sincronica. Il corpo è pluviale, stato febbrile e liquidità senza confini, e può sparire senza lasciare deserto attorno a sé. Sarà possibile creare ciclicamente dei paesaggi senza umani, un mondo isolato di oggetti e cose abbandonati? “I sei i lati del mondo è un’espressione persiana usata a cogliere in un colpo solo l’insieme di tutte le localizzazioni spaziali raggiungibili”. Così cominciava uno splendido libro di Giorgio Raimondo Cardona sull’orientamento umano e sull’intuizione linguistica dello spazio. Può la danza raggiungere i sei lati del mondo?
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AASMA
www.quodlibet.it/libro/9788874624928
AASMA RECENSIONE
www.quodlibet.it/libro/9788874622597
Questo libro è composto da una serie di disegni fatti tra il 1998 e il 2008. Le rare parti di testo intervallate alle immagini sono più un contrappunto verbale che didascalie. Ognuna di tali immagini ha una forza autonoma. Si possono definire condensati di esperienza, in riferimento alla singolare coincidenza, nella lingua tedesca, dei termini «condensare» e «poetare» in un’unica parola: dichten. Nell’arco della quadripartizione del libro, al lettore è offerta una libertà di movimento che coincide con la costante facoltà di un esercizio proiettivo attraverso le immagini. Cioè, il tentativo, da parte dell’autrice, di ricostruire un percorso personale di distruzione di legami, parole e sentimenti, crea l’effetto di muoversi, per così dire, nello spazio nuovo di una dopo-esplosione, in cui si ricombinano le parti a piacere. Anche per questo: titolo variabile. Louise Bourgeois, in un testo di quasi vent’anni fa, sembra suggerirci l’approccio giusto per un incontro come questo: «…la mia visitatrice taceva, era muta come un pozzo. Allora ho lanciato dei sassolini e ho colto l’eco di una fonte viva. I suoi disegni hanno sostituito le parole. Da allora un rituale silenzioso suggella la nostra complicità».